Definizione storiografica che identifica
la guerra combattuta, dal 1861 al 1865, entro il territorio degli Stati Uniti
d'America tra la maggioranza degli Stati meridionali, che avevano dichiarato la
propria secessione dall'Unione, e gli Stati settentrionali, che tale Unione
volevano mantenere. Causa scatenante del conflitto fu la questione della
schiavitù, benché essa rappresentasse solo uno dei numerosi
fattori di divergenza politica, strutturale ed economica esistenti tra i due
blocchi territoriali della Federazione americana. La storiografia anglosassone
attribuisce al medesimo evento bellico la definizione di
guerra civile.
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Premesse alla g. di S.: alla data iniziale del conflitto il Nord
e il Sud dell'Unione americana presentavano un profilo economico-sociale affatto
differente. Gli Stati settentrionali, infatti, progredivano secondo un modello
di sviluppo moderno, di tipo industriale e capitalistico, basato su un'alta
concentrazione di manifatture e una produzione agricola gestita da lavoratori
liberi e spesso proprietari dei singoli lotti di terreno. Diversamente,
l'economia degli Stati meridionali si fondava essenzialmente sull'agricoltura,
organizzata secondo l'antico sistema del latifondo e della monocoltura del
cotone o del tabacco, in cui la manodopera servile rappresentava il fattore
economico irrinunciabile. Tale situazione aveva come conseguenza anche una
difformità di obiettivi politici generali e di programmazione economica:
mentre il Nord puntava a un rafforzamento del centralismo federale e a un
sistema doganale protezionista che sostenesse l'industria in un mercato
protetto, il Sud sviluppava tendenze autonomiste nei singoli Stati e necessitava
di un regime di libero commercio, con barriere doganali basse o inesistenti, per
consentire le esportazioni delle massicce produzioni monocolturali. Nel Nord,
dunque, tra la fine del XVIII sec. e la metà del XIX sec., l'istituto
schiavista scomparve gradatamente, fino al completo esaurimento; al contrario a
Sud, la popolazione servile di colore subì un aumento assai consistente,
nonostante una legge federale del 1808 avesse imposto la cessazione delle
importazioni di nuovi schiavi e potessero essere utilizzati come tali solo i
nati da genitori già soggetti a schiavitù. La contrarietà
degli Stati settentrionali al fenomeno schiavista non era però legata
solo a fattori economici o culturali, ma anche a un determinante fattore
politico: la Costituzione, infatti, al fine di stabilire il numero di
rappresentanti di uno Stato nelle istituzioni federali, sommava al numero dei
suoi cittadini liberi anche la sua popolazione servile nella misura dei tre
quinti, di modo che, in pratica, il numero degli schiavi gonfiava la
rappresentanza istituzionale degli Stati schiavisti. Per questa ragione, quando
si presentò il problema dell'annessione alla Federazione del territorio
della Louisiana ceduto dalla Francia, da Nord fu grandemente avversata la sua
costituzione come Stato schiavista: il cosiddetto
compromesso del
Missouri del 1820, che consentiva il mantenimento nel nuovo territorio di
tale istituto, stabilì però che nessun nuovo Stato sito oltre il
parallelo 36° 30' avrebbe potuto essere schiavista. Nel 1831 nacque a
Boston la Società americana antischiavista che, rinvigorita dall'opinione
pubblica europea e dai numerosi immigrati d'oltreoceano, nonché dai
provvedimenti contro lo schiavismo imposti dall'Inghilterra in tutti i suoi
domini, proponeva l'abolizione dell'istituto in tutti gli Stati dell'Unione,
senza riguardo per le autonomie particolari. L'aspra polemica non era questione
puramente teorica, come si rese evidente, dopo la guerra con il Messico del
1846-48, in ordine al Texas e a tutti i nuovi territori in via di annessione
all'Unione americana. All'opzione promossa dalla parte meridionale del Paese,
che favoriva l'inserimento di schiavi nelle nuove regioni del West, si
contrapponeva la volontà settentrionale di favorire il processo di
colonizzazione dei territori occidentali: un accordo del 1850, in deroga a
quello del Missouri, accettò la California come Stato non schiavista,
benché sito in parte a Sud della linea stabilita. Sembrò una
vittoria degli abolizionisti, ma fu presto sopravanzata da quanto stabilito, nel
1854, dal celebre
Kansas-Nebraska Act, che sostituì il criterio
geografico con quello di libera scelta degli Stati in merito alla questione
schiavista. In tali circostanze nacque il Partito repubblicano
(V. REPUBBLICANO,
Partito repubblicano statunitense), orientandosi verso una posizione
radicalmente abolizionista e guadagnando consensi su questo programma, fino a
portare alla presidenza dell'Unione, nel novembre 1860, il suo candidato A.
Lincoln. Sebbene egli non appoggiasse la tesi di una immediata e generale
abolizione della schiavitù, ma solo il divieto di introdurla nei nuovi
Stati occidentali, quale preludio a una sua progressiva estinzione, tale
prospettiva risultò irricevibile per i sudisti e la sua elezione
costituì l'evento scatenante del conflitto. Tra la fine del 1860 e il
principio del 1861, un gruppo di Stati (per prima la Carolina del Sud, poi
seguita da Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana e Texas)
dichiarò la propria secessione dall'Unione e (febbraio 1861) la
costituzione di una Confederazione, sotto la presidenza di Jefferson Davis, con
capitale a Montgomery (Alabama) prima e Richmond (Virginia) poi. Con lo scoppio
delle ostilità, infatti, si erano uniti agli Stati secessionisti anche
Virginia, Carolina del Nord, Tennessee e Arkansas, mentre l'intervento
tempestivo delle forze federali aveva arrestato spinte separatiste in Delaware,
Maryland, Missouri e Kentucky; i territori occidentali della Virginia, infine,
si separarono dal resto dello Stato, per continuare ad aderire all'Unione, con
il nome di West Virginia. ║
Caratteri di novità nella g. di
S.: la storiografia definisce quella di Secessione come la prima guerra
moderna, la prima cioè combattuta in epoca posteriore alla Rivoluzione
industriale e in grado dunque di valersi di strumenti e prodotti tecnologici
inediti dal punto di vista sia della quantità sia dell'efficacia bellica.
Fu possibile infatti reclutare, equipaggiare e mobilitare un numero elevatissimo
di uomini (calcolati complessivamente in tre milioni e mezzo per i nordisti e
circa la metà per i sudisti), guidandone gli spostamenti su un vastissimo
territorio grazie alla rete ferroviaria, mentre le comunicazioni erano gestite
attraverso lo strumento del telegrafo. L'introduzione della navigazione a
vapore, inoltre, consentì di operare sul mare e mantenere blocchi navali
anche durante la stagione invernale. Nuove armi e tecniche di attacco furono
sperimentate su scala massiccia: fucili e cannoni a canna rigata, granate
esplosive, mitragliatrici, mine terrestri e marittime, reticolati, combattimenti
di trincea, treni e navi corazzate. Gli apparati industriali dei due contendenti
furono dunque chiamati a partecipare in misura decisiva allo sforzo bellico: ma,
mentre a Nord strutture e infrastrutture erano già in grado di rispondere
alla domanda di produzione, a Sud le fabbriche (esigue nel numero, arretrate
nella tecnologia e soprattutto subordinate nelle finalità produttive al
settore agricolo) costrinsero a una rapida riconversione, al fine di creare dal
nulla un'industria bellica. Nonostante il grande sforzo e i risultati
sorprendenti, la produzione sudista non poté reggere il passo con quella
nordista, fatto che, insieme alla vistosa superiorità demografica del
Nord (22 milioni di abitanti) rispetto al Sud (9 milioni, di cui solo 5 milioni
cittadini di diritto e bianchi), influì in modo determinante sull'esito
della guerra. A poco giovò, infatti, l'interesse che potenze europee come
Francia e Inghilterra nutrivano affinché il costo del cotone americano,
necessario alle loro industrie tessili, rimanesse basso (fatto consentito
esclusivamente dalla manodopera servile). Tale interesse non fu di entità
sufficiente a sortire un appoggio né diretto né indiretto alla
Confederazione, dal momento che in Europa la schiavitù era ormai
questione insostenibile, politicamente e culturalmente. ║
Gli eventi
bellici: l'iniziale atteggiamento attendista dell'Unione, che sperava in una
composizione diplomatica della crisi, fu vanificato dal primo atto di guerra,
uno scontro armato a Fort Sumter, in Carolina del Sud, da cui i ribelli
cacciarono le truppe federali di stanza. La prima fase della guerra
risentì della mancanza, nell'esercito unionista, di una classe di
ufficiali, sia intermedi sia superiori, adeguatamente formata, mentre i sudisti
contavano sui più validi comandanti e generali americani. La
superiorità della Marina unionista consentì il blocco del
commercio marittimo (fatto che danneggiò in modo grave l'economia
sudista) e del rifornimento di materiale bellico e il sostanziale controllo
delle coste meridionali. I combattimenti terrestri si svolgevano tanto sul
fronte occidentale del medio e basso Mississippi, quanto su quello orientale ai
confini della Virginia: qui i nordisti subirono una grave sconfitta nei pressi
di Bull Run (21 luglio 1861). Lincoln reagì facendo votare al Congresso
una leva straordinaria di 500.000 uomini che costituirono la cosiddetta armata
del fiume Potomac. Durante i mesi necessari all'addestramento, guidato dal
generale McClellan, i federali si mantennero su posizioni difensive, riprendendo
l'iniziativa solo nel febbraio successivo, quando il generale U.S. Grant
attaccò e prese alcuni forti confederati posti al confine tra Kentucky e
Tennessee: la reazione sudista fu guidata dal generale A.S. Johnston, nella
battaglia di Shiloh (7 aprile 1862), che causò gravi perdite a entrambi
gli schieramenti. Nello stesso mese la flotta nordista occupò New Orleans
(Louisiana), senza riuscire però a sostenere una forte penetrazione via
terra. Sul fronte orientale le armate sudiste riuscirono a respingere i
tentativi di invasione delle truppe federali, anche se per questo furono pagate
perdite umane elevatissime: nella cosiddetta “battaglia dei sette
giorni” (25 giugno-1° luglio 1862), combattuta non lontano da
Richmond, e nella seconda battaglia di Bull Run (29-30 agosto 1862). Lee
guidò i confederati a una rapida controffensiva, avanzando secondo due
direttrici di attacco: una colonna penetrò nel Maryland, a minacciare
Baltimora e Filadelfia, una seconda mosse invece oltre i confini del Kentucky.
La relativa esiguità numerica dei due eserciti sudisti ne inficiò
l'azione: essi furono bloccati dai nordisti presso Antietam Creek (17 settembre
1862) e Lee ordinò il ripiegamento oltre il fiume Potomac, senza per
questo avere subito danni significativi. L'andamento della guerra aveva
ripercussioni, in termini di polemica politica e irrequietezza sociale,
più al Nord che al Sud, essendosi quest'ultimo espresso con maggiore
compattezza in favore della guerra. Negli Stati settentrionali, invece,
l'opposizione del Partito democratico e di formazioni favorevoli a una intesa
pacifica con la Confederazione era assai consistente e avversava la politica di
Lincoln, considerata dispotica: nel 1861, ad esempio, queste forze avevano
ottenuto una votazione da parte del Congresso che sanciva il rispetto dei
diritti dei singoli Stati in tema di schiavitù. Tuttavia nel giro di poco
tempo si impose con urgenza il problema inerente alla condizione degli schiavi
di colore nei territori occupati dall'esercito nordista: alcuni generali infatti
avevano operato liberazioni in massa e favorito l'arruolamento degli ex schiavi.
Nel settembre 1862, Lincoln emanò un decreto, in quanto presidente e
comandante in capo delle forze armate, che dichiarava liberi, a partire dal
1° gennaio 1863, tutti gli schiavi dei territori in stato di insurrezione a
quella data (un editto successivo fornì poi l'elenco dei territori in
questione) e dava loro la facoltà di arruolarsi nell'esercito unionista
(cosa che fecero circa in 200.000). Gli insuccessi militari imposero più
d'una rimozione e sostituzione al comando operativo delle truppe nordiste: a
G.B. McClellan subentrò A.E. Burnside che, rovinosamente battuto in un
primo attacco a postazioni fortificate di Lee (Fredericksburg, 13 dicembre
1862), fu a sua volta sostituito da J. Hooker (gennaio 1863). Anche
quest'ultimo, dopo aver riorganizzato le truppe, attaccò sul fronte
orientale, ma fu sconfitto a Chancellorsville (2-4 maggio 1863) da Lee che, in
sovrappiù, invase per la seconda volta il Maryland. Toccò a G.
Meade, nuovo comandante nordista, contrastare l'offensiva: egli respinse a
Gettysburg l'avanzata sudista (1°-3 luglio 1863) ma non riuscì a
impedire a Lee di ripiegare indisturbato in Virginia. Gli eventi sul fronte
occidentale furono invece assai più favorevoli alle armi unioniste: le
truppe guidate dal generale Grant, infatti, ottennero diversi successi,
conquistando le ultime piazzeforti nemiche lungo il Mississippi (Vicksburg),
costringendo a rientrare in Tennessee le truppe sudiste penetrate in Kentucky
due anni prima e infine con la conquista di Chattanooga (24-25 novembre 1863),
punto nevralgico nelle comunicazioni entro il territorio dei confederati. Forte
di tanti e tali successi, nel marzo 1864 Grant fu posto a capo di tutte le forze
nordiste; ma anche all'artefice delle vittorie sul fronte occidentale sfuggiva
il successo in quello orientale: dopo una serie di attacchi risultati vani, in
luglio una rapida controffensiva di Lee oltre il Potomac mise a repentaglio
addirittura la capitale Washington. Le sorti della guerra si delinearono
definitivamente solo nell'agosto successivo, quando la Marina unionista, con la
battaglia di Mobile, realizzò un blocco totale di tutti i porti delle
coste meridionali, impedendo alla Confederazione ogni tipo di rifornimento via
mare. Il 2 settembre 1864, il generale nordista W.T. Sherman conquistava
Atlanta, in Georgia, tagliando in due le terre sudiste, mentre in Virginia P.H.
Sheridan vinceva i confederati a Cedar Creek (19 ottobre 1864). L'andamento
finalmente vittorioso del conflitto consentì a Lincoln di essere rieletto
l'8 novembre 1864, recuperando sul candidato democratico che, cavalcando gli
insuccessi militari dell'anno precedente, aveva confezionato il suo programma
intorno alla promessa della cessazione della guerra. Nel gennaio 1865, dunque,
il Congresso votò il XIII emendamento della Costituzione che, pur essendo
soggetto al vincolo di approvazione dei singoli Stati, dichiarava decaduto
l'istituto della schiavitù in tutto il territorio dell'Unione. La
campagna invernale del 1865 portò a un rapido dilagare delle forze
nordiste nei territori confederati: Sherman, partendo da Atlanta, scese verso
Sud, fino a conquistare Savannah e poi volse a Nord, puntando alla Virginia
attraverso le due Caroline: in febbraio entrava a Columbia (Carolina del Sud),
mentre cadeva in mani nordiste anche Wilmington (Carolina del Nord), ultimo
porto attivo confederato della costa orientale. Preso tra due fuochi, Lee fu
costretto a lasciare Richmond, cercando di ricongiungersi alle truppe virginiane
guidate da Johnston; si scontrò invece nell'armata di Sheridan e fu
battuto a Five Forks (1°-2 aprile 1865), capitolando il 9 aprile, di fronte
al generale Grant, nei pressi di Appomattox. A guerra terminata, con un bilancio
di più di 600.000 morti e di oltre 400.000 feriti, i vincitori si
trovarono a contare più problemi che soluzioni: un Sud devastato
territorialmente ed economicamente, una tensione sociale altissima, incancrenita
dal rancore per i vincitori e da una crescente intolleranza razziale (a
tutt'oggi irrisolta) e, non ultima, una grave instabilità istituzionale,
seguita all'assassinio il14 aprile 1865 del presidente Lincoln.